Dal secondo Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2020, emerge che l’Italia permane tra le cinque principali economie europee, nella classifica per indice di circolarità, il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione. Sul podio, ancora ben distanziate, anche Germania e Francia, con 11 e 12 punti in meno. Ma stiamo perdendo posizioni: a minacciare un primato che è anche un asset per la nostra economia è la crescita veloce di Francia e Polonia, che migliorano la loro performance con, rispettivamente, più 7 e più 2 punti di tasso di circolarità nell’ultimo anno, mentre l’Italia segna il passo.è al primo posto in Europa in materia di Economia Circolare, con un indice complessivo di circolarità – uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime e seconde, innovazione in produzione, consumo, gestione rifiuti – di 103 punti, contro i 90 con cui il Regno Unito si classifica al secondo posto. Bioeconomia sempre più importante; serve maggiore impegno per la tutela del capitale naturale, in particolare del suolo, e nella lotta alla crisi climatica
• Dal Rapporto emerge pertanto la necessità di un sempre maggior impegno per la tutela del capitale naturale, in particolare del suolo, e nella lotta alla crisi climatica.
• Ogni abitante della Terra utilizza infatti più di 11.000 chili di materiali all’anno. Un terzo si trasforma in breve tempo in rifiuto e finisce per lo più in discarica; solo un altro terzo è ancora in uso dopo appena 12 mesi. Il consumo di materiali cresce a un ritmo doppio di quello della popolazione mondiale. Per uscire da quella che viene chiamata economia estrattivista – e che è responsabile di buona parte della crisi climatica e ambientale, a cominciare dall’invasione dell’usa e getta – la soluzione è ormai nota e si chiama economia circolare: materiali e anche oggetti che possono essere riciclati e riutilizzati più e più volte. Qui, il nostro Paese ha tradizionalmente una posizione di forza.
• Per quanto concerne il territorio della provincia pratese occorre distinguere tra le diverse tematiche: infatti sulla gestione dei rifiuti Prato vanta buon risultati, con una produzione pro capite di rifiuti di 593 chilogrammi contro i 599 della media regionale. Come sul consumo di suolo; anche qui la provincia pratese ne consuma assai meno della media regionale, 217 metri quadrati ad abitante contro i 440 metri quadrati come media toscana. In netto miglioramento anche la raccolta differenziata. Prato sale al 71,6% contro il 53,8% della media regionale. A Prato e provincia si differenziano 423 chilogrammi di rifiuti pro capite, contro i 323 dei dati toscani.
• Diversa appare la situazione per quanto concerne le bonifiche di aree inquinate, attualmente 129 e sono ancora in corso le bonifiche ambientali. Un dato alto rispetto alla media toscana, sintomatico di una città e un provincia ad altra densità industriale. Si pensi che solo nel territorio del comune di Prato sono 454.717 i metri quadrati dove si stanno effettuando opere di bonifica dall’inquinamento. Il comune con la minor densità di aree destinate a bonifica è quello di Poggio a Caiano.
• Nel triennio 2016-2018 sono state soprattutto alcune aziende private ad avere sanzioni amministrative e penali per non avere osservato le leggi in materia di protezione dell’ambiente. Se ne contano tredici, tutte aziende tessili, che a seguito dei controlli hanno avuto sanzioni amministrative e cinque di queste trasmesse alla Procura della Repubblica per sanzioni penali. Molto meglio per le aziende pubbliche, come gli impianti depurazione e termovalorizzazione della Gida Spa, dove, i controlli hanno accertato il contenimento degli inquinanti entro i parametri di legge.
Il dato complessivamente non appare negativo se letto in un’ottica a lungo termine: infatti, rispetto al passato c’è una maggior sensibilità ed una coscienza ambientale che sta prendendo campo sull’attenzione che il sistema produttivo del Paese sta dedicando al tema. Ancora ancora molto però deve essere fatto per far nascere e crescere una cultura dell’Economia Circolare nei cittadini, soprattutto a partire dalle fasce più giovani della popolazione, che si preparano a essere i protagonisti della vita attiva di domani.
Gli obiettivi specifici sono molteplici: